Zia Griffonia è in cura
per molto tempo è stata bene,
navigava a vista nei mari
del sud e del centro
e correva rischi impraticabili
prima d’essere euforia pura.
Mi prende per le mani
quando mi incontra per strada
lascia andare tutti i pacchi
e grida con me, come se cantasse
strani riti africani, ulula
e gira, giriamo in tondo fino a cadere
mi viene la nausea, però miglioro
e rimembro, per qualche momento,
che la felicità si sceglie.
Poi zia piange, e piange e piange
e la abbraccio tra le cartacce e i piccioni:
lei così piccola e ineffabile
una specie di straccetto implume
con gli occhi liquidi e paludosi.
È la più patetica delle mie zie
però a lei voglio un bene speciale
perché non si arrende al creato
e continua a pensare che sia romantico
spendere il tempo a urlare
contro il cielo notturno
quanto sia orrendo vivere.
*
Ancora lei, la incontro, zia Griffonia
Va per la strada, però un po’ legnosa
Come se l’avessero legata
E mi dispiace, le pagherei qualcuno
Per toglierle i lacci che ancora ha addosso
Però lei non si scoraggia
Mi butta le braccia al collo
E felice di lacrime nelle lacrime
Si sente così integra
Seppure disperata
Le offro un po’ di aiuto
Non accetterebbe altro da me
Esisto troppo forte, mi dice
Che sono certa mi estinguerò
Come un sole ormai bruno
Stanco di scaldare questo atomo di pazzi.
Mi dispiace un po’ per la zia
Eppure d’improvviso, la sera a casa mia,
Mi accorgo che è lei la dispiaciuta
La sua, di musica, non è d’angeli
Ma sopitamente armoniosa e in sussurro
Mi dico “lei ha una musica tutta sua”
E io quando mi leverò a vivere puramente?
2016-2022
(con citazioni nascoste di Luzi e Sereni)
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