Strisce perpendicolari
di luce e d’ombra
intersecate ai muri crepati;
escono animali argentei
che strisciano
e cantano, frinendo.
Ma il giorno
improvviso,
si fa di farina
e scortica i pesci
sul capo e sul ventre.
È assurdo saperlo
e non poterci contare.
Le ossa tremano
nella carne.
–
Mi sforzo, davvero
di colpire meno nel segno
sfoco la vista
sulle pareti lucide,
vetrificate e subdole.
Dietro i soggetti anonimi
si muovono a scatti
come incubi nuovi
e il tempo, oscuro
così scende dalle rughe dei santi
E mai che il signore distrutto
mi levi i proiettili di bocca.
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