Posso ancora sentire
il misterioso profumo del mare
che portava dentro l’estate
che portavi con te, ovunque andassi.
Ho cominciato a pensare
come dedicarti un giorno
mi sono impegnata, ho ideato
ho creato, discusso, diviso compiti.
Nel mio modo preciso
minuzioso e noioso
ho fatto del mio meglio.
Tu penso avresti preferito il caos
aspettandoti che la bellezza nascesse da sola
ma ha bisogno di levatrici, anche la bellezza
di ostetriche e ginecologi
che ne auscultino il battito
e ne controllino il peso.
Per questo, da buona noiosa medica
ho continuato ad insistere
fare tutto come si deve
lascia aperta la strada all’imprevisto
nelle sue manifestazioni migliori.
Intanto loro si intromettono
e continuano a chiedere,
vogliono spazio, vogliono entrarmi in contatto
e capire, lenire, curare
non capiscono che non esiste
non si capisce, lenisce o cura
l’assenza.
Così mi faccio assente
non ho nemmeno la forza
di negarmi.
Sospendersi, mi tiene in vita
come un malato
alla macchina del respiro perpetuo.
Sospendersi, tanto non so cosa accadrà
figuriamoci se dovrei sentirmi
di raccontare quello che nemmeno so di me
ora.
Ora dopo ora
dopo ora dopo ora
passa la notte
si suda moltissimo
e le tossine rimangono aggrappate
al mio tessuto cerebrale.
Quando fai tutte le cose necessarie
e ti senti così
come se qualcosa dovesse accadere
come se fossi sul dirupo
tra una colonna d’acqua e l’orrido
senza sapere se saltare o annegare.
non lo sai, ma stare lì ad aspettare
è anche peggio del rischio.